Recensione di Roberta Cotroneo.
Non avevo capito niente (Diego De Silva, Einaudi, pp. 310, 11,00 euro) parla delle difficoltà di comprendere le dinamiche della vita quotidiana tramite il protagonista del romanzo, Vincenzo Malinconico, che si fa portavoce di questa incapacità.
Malinconico, avvocato napoletano, ci racconta la sua vita di precario: una precarietà che riguarda gli affetti, i sentimenti, le amicizie e il lavoro perché lavora poco e male:
Siamo i nuovi poveri occulti. Quelli che non lo diranno mai. Siamo annichiliti dalla dignità. In nome suo ci roviniamo la vita. Provateci pure, se avete tempo da perdere: non troverete mai un avvocato, o un qualsiasi altro professionista disperato che annaspa nella saturazione del mercato contemporaneo, disposto a dirvi: «Guadagno meno di una cameriera, se non fosse per la mia famiglia dovrei chiudere lo studio domani mattina, però vado in giro in giacca e cravatta e faccio finta di niente
Vincenzo Malinconico divide con altri lavoratori, sfigati come lui, un piccolo studio arredato con mobili Ikea che il protagonista chiama affettuosamente per nome: la poltroncina Tullsta, la sedia Stefan, la libreria Billy, la tenda Kvadrant che sono diventati un’icona della generazione moderna. Come dice lo stesso De Silva in una intervista, Vincenzo Malinconico è l’uomo griffato Ikea. Malinconico è anche un outlet, cioè un uomo che si definisce appartenente al campionario della stagione passata, che vive male il rapporto con l’attualità e in questo ha difficoltà ad afferrare la vita perché la vita lo supera continuamente.
In Non avevo capito niente si parla molto d’amore e dei rapporti tra uomini e donne; Malinconico definisce l’amore «una malattia della dignità»:
Quando t’innamori diventi un qualunquista di merda, peggio: un cafone arricchito.
Ed ecco che il protagonista oscilla tra l’amore per l’ex moglie Nives vissuto nell’ombra e la passione per la collega dalla bellezza eterea: Alessandra Persiano, la pm più bella del tribunale che si innamora di lui e che prende a riempirgli la vita e il frigorifero.
Il libro scorre velocemente, si legge tutto d’un fiato e fa riflettere molto su vicende che consideriamo banali e sulle quali sorvoliamo. La vita di Malinconico è simile alla vita di ognuno di noi: non segue un filo logico e si snoda attraverso le vicissitudini che si delineano di giorno in giorno e che il protagonista si sofferma ad analizzare con dovizia di particolari. Mi sento di dire che Non avevo capito niente è un romanzo che dovrebbero leggere tutti perché aiuta a riflettere ma anche a prendere la vita con più ironia.
Per chi ha letto il romanzo e si vuole tenere aggiornato sulle vicende di Vincenzo Malinconico consiglio la lettura di altri due libri di Diego De Silva: Mia suocera beve e Sono contrario alle emozioni.
Per chi invece volesse leggere la trilogia completa in un unico volume, consiglio Arrangiati, Malinconico pubblicato nel 2013 sempre da Einaudi.
Buona lettura!
Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d’amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati.