di Sara Cortese.
L’8 ottobre si è aperto a Francoforte sul Meno quel grande mercato dell’editoria internazionale che è la Frankfurter Buchmesse, giunta in questo 2014 alla sua 66ª edizione. Per i profani o non tedescofoni, si tratta della più grande fiera del libro al mondo, cose che noi profani abituati al Salone Internazionale del Libro di Torino, pur con tutto il bene che gli vogliamo, neanche ci possiamo immaginare: una superficie di 170.000 metri quadrati, oltre 100 nazioni rappresentate e circa 7000 espositori, per una macchina da guerra finalizzata ad accaparrarsi l’esclusiva di quello che tutti sperano sarà il prossimo best-seller.
Ogni anno un paese è scelto come ospite d’onore, e per il 2014 è toccato alla Finlandia.
A tal proposito, mi astengo dal giudicare l’ufficio marketing finlandese che ha partorito slogan promozionali del tipo “How cool is Finland?”. Molto più intelligente quello tedesco, che in vista delle condizioni meteo consiglia sulla pagina facebook di portarsi dietro calze pesanti.
Ciò che contraddistingue la fiera di Francoforte dai numerosi appuntamenti italiani dedicati all’industria del libro è il suo scopo: non parlare di libri, ma venderli alle case editrici straniere. Per questo motivo, dei cinque giorni di fiera (dall’8 al 12 ottobre) solo gli ultimi due prevedono l’apertura al pubblico, mentre i primi tre sono riservati ai professionisti del settore.
Per la serie «il denaro che move il sole e l’altre stelle», anche la nobile arte della lettura ha un risvolto molto terreno. È polemica tra Amazon e un’ampia fetta dell’editoria tedesca, riunitasi nel gruppo Fairer Buchmarkt (qualcosa come “per un corretto mercato del libro”) poiché il colosso americano ha scelto proprio la vigilia della fiera di Francoforte per il lancio di Kindle-Unlimited, nuovo pacchetto per cui con 9,99 euro al mese si ha accesso a circa 650.000 titoli su dispositivi di e-reading. Ovviamente, la nuova flat-rate di Amazon ha fatto storcere il naso non solo agli editori, ma anche a molti autori preoccupati della conseguente svalutazione, sia etica che economica, dei loro prodotti.
Anche l’Italia batte un colpo alla fiera di Francoforte: sono giunti in Germania a presentare le loro opere Daria Bignardi, Donatella Di Petrantonio, Andrea Bajani, Andrea Molesini, Luca Bianchini (se non li avete mai sentiti nominare sentitevi in colpa, è ora di svecchiare la vostra libreria!); l’ormai internazionalmente arcinoto Alessandro Baricco è arrivato invece per illustrare al pubblico tedesco l’esperienza della sua Scuola Holden torinese, nel tentativo di dimostrare agli stranieri come l’Italia possa essere una fucina di talenti non solo nel campo della cucina e della criminalità organizzata.
L’apertura del Punto Italia (circa 1300 titoli e 47 case editrici) alla fiera di Francoforte è avvenuta sotto l’egida del ministro della Cultura Dario Franceschini, volato a Francoforte per il taglio del nastro inaugurale. Pare alla sottoscritta un sorprendente segno di interessamento nei confronti del futuro dell’editoria italiana, ma forse si tratta solo di un do ut des per tenere buoni i rapporti culturali con la Germania, che sarà ospite d’onore al Salone Internazionale del Libro di Torino nel 2015.
Gramma-teca, in ogni caso, preferisce il bicchiere mezzo pieno e non baderà alle motivazioni dietro un così nobil gesto.
Bis bald!