Hop! Edizioni è una casa editrice giovane che pubblica esclusivamente graphic novel, strisce e illustrazioni cariche di (amara?) ironia. Vicende quotidiane e tragicomiche di donne (e di uomini) arricchiscono le pagine colorate delle pubblicazioni Hop!, le relazioni con se stessi e quelle interpersonali vengono osservate da vicino, la ricerca introspettiva è minuziosa e sarcastica.
Le protagoniste sono delle donne ordinarie, vittime di “problemi” tanto comuni e quanto universali. Un modo come un altro per non sentirsi a disagio di fronte ad una cioccolatosissima fetta di torta, un modo per sentirsi normali nelle proprie stranezze, un modo per non sentirsi folli di fronte all’incredibile varietà delle nostre paranoie, un modo per vivere liberamente il piacere, lontano dagli stereotipi e senza (pre)giudizi.
Gramma-teca ha intervistato Lorenza Tonani, direttrice editoriale di Hop! Edizioni.
Come nasce Hop Edizioni? Che difficoltà avete incontrato?
Hop! è nata nel 2012 per colmare un buco nel panorama editoriale italiano, quello del fumetto girly, di impronta spiccatamente francese, dedicato all’universo femminile. Un colpo di fulmine per il lavoro di Pénélope Bagieu è stato l’inizio di tutto. Da lì è partita poi la ricerca e la scoperta di altri piccoli o grandi casi editoriali nati sul web o di illustratrici e vignettiste che apprezzavamo. Siamo partite dall’estero per approdare solo dopo in Italia. Non abbiamo trovato immediate difficoltà, perché la stampa ha accolto con entusiasmo il prodotto con uscite costanti su TuStyle, Vanity Fair, Cosmopolitan, Glamour e il pubblico ha subito risposto. La partenza è stata molto bene augurante. Le difficoltà vere riguardano il settore e le sue dinamiche davvero difficili da assorbire per gli editori. Per questo rivediamo costantemente la nostra politica distributiva e commerciale, in modo da trovare il nostro equilibrio e non essere travolte dal sistema.
Perché la scelta delle graphic novel, strip, guide illustrate?
Per la capacità di sintetizzare in vignette o in tavole autoconclusive un mondo intero, fatto di speranze, frustrazioni, vezzi, abitudini universali in cui davvero quasi tutte le donne dai 16 ai 70 anni possono riconoscersi. Le graphic invece sono un modo speciale di raccontare storie belle e intense con il supporto delle immagini: crediamo possano diventare anche in Italia una valida alternativa per continuare a leggere.
Come rispondono i lettori italiani di fronte a questi prodotti editoriali?
Per una piccola casa editrice la risposta è stata sempre positiva, sia da parte della stampa che da parte del pubblico, ci piacerebbe raggiungere un pubblico più vasto perché quello che notiamo, ad esempio nelle fiere di settore, è che chi non ci conosce solo in quelle occasioni rimane sempre piacevolmente colpito dalla specificità della nostra produzione. Arrivare a più gente è il nostro obiettivo, continuando a rimanere ben identificabili nel panorama editoriale.
Nella descrizione che si trova su www.hopedizioni.com si legge che l’ironia è l’elemento chiave della vostra casa editrice…
Ironia non significa sottovalutazione dei problemi, spesso è il contrario. Si tratta di un modo per affrontare la vita guardandola in faccia, osservandone tutte le sfumature, solo con un po’ di leggerezza. La vera chiave di lettura però è l’autoironia, che non dovrebbe mai mancare.
La maggior parte delle vostre pubblicazioni ruotano attorno all’universo femminile, dalle relazioni al lavoro e alle amicizie, dall’erotismo al piacere fino all’amore, perlopiù scritte e illustrate da donne… ma questo non significa che il vostro target siano esclusivamente le donne, dico bene?
Il target di riferimento è femminile, ma non in via esclusiva. La produzione più girly della Bagieu o di Elena Triolo parla alle donne e delle donne, ma non dispiace affatto agli uomini che possono ritrovare atteggiamenti e pensieri delle loro compagne in queste vignette e che spesso acquistano i libri non solo per regalarli ma anche per propria curiosità. Poi ci sono le vere “graphic novel” come 7° Piano, Sotto o La fine dell’amore assolutamente unisex.
I vostri progetti editoriali sono tutti originali e comunque molto diversi tra loro, penso al book-game Lost in Austen, a Cosa mi metto oggi? o alla collana Bonheur, i libri della felicità. Come scegliete cosa pubblicare e a quale progetto siete più affezionati?
Una delle cose di cui andiamo più fiere è la progettualità. La linea editoriale è molto definita, per cui la scelta delle opere provenienti dall’estero è quella di cui abbiamo detto in apertura di intervista. Per la produzione italiana al momento con La fine dell’amore. Graphic short stories e Pop Porno abbiamo creato i progetti a tavolino e lavorato a stretto contatto con le scrittrici di narrativa Ilaria Bernardini e Valentina Ferri per la costruzione dei progetti e delle sceneggiature da trasformare poi in immagini insieme agli illustratori. Non credo sia abituale questo tipo di operazione nel mondo del fumetto ed è la cosa più divertente e originale di questo lavoro: un modus operandi che continueremo a praticare. Del resto sono due volumi a cui siamo particolarmente affezionate e che ci stanno dando grandi soddisfazioni, quindi la via sembra quella giusta da perseguire. Distinguersi in questo settore per una piccola realtà è la cosa più importante.
La trilogia di Josephine (che adoro!), ovvero storie di ordinaria singletudine, ha avuto una trasposizione cinematografica in Francia. Potremmo vederla anche in Italia?
Il primo film di Joséphine è uscito un paio di anni fa in Francia. Stanno girando il sequel. Ho contattato più volte la casa di produzione francese all’inizio per sapere se fosse prevista una distribuzione italiana e purtroppo non era nei piani. Peccato.
Domanda di rito: su cosa state lavorando e quali sono le vostre idee e speranze future?
Sta per uscire un volume colombiano di Power Paola, Virus Tropical, un’autobiografia incentrata su una famiglia disfunzionale, composta da tutte donne e un padre prete. Intelligente e divertente. Sono previsti poi altri lavori di Elena Triolo, Jacopo Vecchio e Asa Grennvall e nuove produzioni originali, affini a quelle già sperimentate, basate sul binomio scrittore/illustratore.