“So now do you see why books are hated and feared? They show the pores in the face of life. The comfortable people want only wax moon faces, poreless, hairless, expressionless.”
Dal 20 al 28 novembre si è svolta a Torino la 33° edizione del Torino Film Festival (TFF) e quale migliore occasione, per noi di Gramma-teca, per inaugurare una nuova rubrica su libri e film a confronto?!?
Oggi, nella prima puntata di questa rubrica, vi parlerò di Fahrenheit 451 di François Truffaut (UK, 1966, DCP, 112′).
Questa è la presentazione del film sul programma del festival:
Siamo tutti Montag. Nella società futura, razionale e dominata dai megaschermi che troneggiano nelle case, i libri sono banditi, i loro possessori perseguitati e squadre di pompieri devono trovarli e bruciarli. Ma nei boschi vive la setta degli uomini-libro, ognuno dei quali sa a memoria un capolavoro letterario. Da “Gli anni della Fenice” di Bradbury, un film accorato e tristissimo nel quale Truffaut ci mette in guardia contro la progressiva perdita di umanità e cultura. La splendida Julie Christie in due ruoli.
Fahrenheit 451 è un film del 1966 tratto dal celebre e omonimo romanzo di Ray Bradbury. Il film è molto fedele al romanzo, Truffaut non apporta modifiche sostanziali alla storia narrata ma utilizza artifici tecnici per rappresentare sul grande schermo i momenti salienti della storia. Servendosi di inquadrature e tagli particolari, il regista riesce a conferire una carica emotiva alle immagini più significative del film.
La storia ha per protagonista Montag, un pompiere “anomalo” il cui lavoro consiste nell’appiccare il fuoco con i libri. Quindi un pompiere che non doma le fiamme ma le alimenta con pile di libri.
Montag svolge con diligenza il suo lavoro fino a quando incontra una ragazza, Clarisse, che lo fa riflettere sul significato di quello che fa.
La società in cui vive Montag è totalitaria e considera la lettura e il possesso di libri come un crimine. Tutti coloro che possiedono libri vengono arrestati e sottoposti a giudizio perché si pensa che questi mettano in testa idee strane agli uomini.
Montag, grazie a Clarisse, inizia a pensare che questa legge sia assurda e si appassiona alla lettura (di nascosto da tutti, anche dalla moglie) fino a quando non è la moglie stessa a denunciarlo. La figura della moglie, è molto importante all’interno del film perché rappresenta l’emblema della società in cui vive Montag. La donna, passa le sue giornate davanti alla tv, una televisione invadente che entra nella vita degli spettatori e li fa interagire con essa. Questo strumento nella società totalitaria in cui vive Montag ha il compito di guidare le coscienze. Attraverso la moglie di Montag, Truffaut presenta due aspetti della vita del protagonista. La moglie e Clarisse infatti sono impersonate dalla stessa attrice che svolge un ruolo doppio. Montag è diviso tra una moglie, che rappresenta la sua famiglia, totalmente vittima del sistema e Clarisse che rappresenta per lui la libertà intesa sotto tutti i punti di vista ma soprattutto la libertà di conoscere.
Quando Montag decide finalmente di ribellarsi, costretto a scappare dalle forze di polizia che lo stanno cercando, si rifugia in una foresta “magica” abitata dagli uomini-libro che imparano i libri a memoria prima di bruciarli in modo da custodirli per sempre dentro di loro. Gli uomini-libro non hanno più un nome proprio ma si chiamano come il titolo del libro che rappresentano.
Malgrado la versione cinematografica sia molto fedele al romanzo, esistono delle differenze tra la narrazione Truffaut e quella di Bradbury:
- nel film mancano molte scene relative alla rocambolesca fuga di Montag prima di rifugiarsi nel bosco insieme agli uomini-libro
- nel film non viene fatto neanche un accenno alla figura del Segugio Meccanico, il cane robot che può essere programmato per trovare e uccidere un uomo
- nel film manca completamente la figura di Faber, il professore che spinge Montag a ribellarsi; questa figura viene sostituita totalmente da Clarisse
- Clarisse nel libro viene menzionata solo all’inizio e poi viene data per morta
- il finale del libro è completamente diverso: Montag assiste al bombardamento atomico della città dal luogo in cui vivono gli uomini-libro e alla fine si incammina insieme agli altri per raggiungere la città che è ormai ridotta a un cumulo di macerie.
L’altra chicca che viene spiegata nel film e nel libro rimane sottintesa è il significato del titolo: 451 è la temperatura, espressa nella scala Fahrenheit, necessaria per la combustione della carta.
L’impressione che si ha guardando il film è che il ritratto della società di allora sia estremamente attuale. I media, la televisione, e ancor di più i social media stanno diventando sempre di più uno strumento di controllo della società. A questo proposito, Fahrenheit 451 ci fa riflettere sul significato dei libri e della lettura come strumenti di sapere e conoscenza e sulla loro utilità nella vita privata e in quella sociale.
«…Sapete cosa ho scoperto?»
«Che cosa?»
«Che la gente non dice nulla»
«Oh, parlerà pure di qualche cosa, la gente!»
«No, vi assicuro. Parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno tutti che dire le stesse cose e nessuno dice qualcosa di diverso dagli altri…»
Gramma-teca consiglia: correte a guardare il film e, se non l’avete ancora fatto, inserite la lettura del libro alla voce ‘TO DO’ della vostra agenda!