Ero stata una bambina allegra, soggetta solo a malumori di circostanza. A differenza di tutta la mia famiglia, a otto anni sapevo farmi felice da sola e a trentotto difendevo tutti i giorni il diritto a riavere quell’autarchia del cuore, senza essere costretta a chiamarla solitudine. Ero stata capace di mandare in pezzi rapporti consolidati per dimostrare a me stessa che non avevo bisogno di nessuno per sentirmi intera. Eppure, se c’è stato un momento nella vita in cui ho consegnato la mia felicità in mano a qualcun altro in modo assoluto, irresponsabile e perfetto, è stato in quella vigilia di natale, nell’istante in cui quel ragazzo di diciotto anni mi ha guardata negli occhi
Si incontrarono in una di quelle circostanze che molti confondono con la coincidenza, e si scelsero. Lui, Chirù, giovane violinista ingenuo, ma con quella luce negli occhi, e lei, Eleonora, donna libera, attrice che tenta di vivere sul palcoscenico ciò che si simula nella vita. Un’affinità elettiva, tanto reale quanto crudele ma rara.
Avrei potuto dire che Chirú lo avevo scelto perché lo amavo, e sarebbe stato vero: l’avevo amato dal primo istante in cui l’avevo visto; ma amavo anche il senso di onnipotenza che mi dava l’esercitare su di lui un’influenza così assoluta da non aver bisogno di alcuna coercizione. Il suo stupore era uno stupefacente, e suscitarlo mi permetteva di attingere al flusso di un’intelligenza vivace e limpida, ancora in formazione, piena di energie. In un mondo dove mi annoiavano ormai la maggior parte delle cose che lasciano gli altri a bocca aperta, io mi nutrivo del privilegio impagabile di essere testimone delle sue meraviglie. Chirú era un candore che mi era stato affidato perché io lo violassi, e il modo che io avevo scelto per farlo era regalargli consapevolezza.
In un posto dove la maggior parte di noi sceglie di vivere con chi gli capita accanto, c’è chi sceglie e basta: lui è lui e nessun altro per lei; lei, bellissima e saggia, e cinica in quella misura, anche piccola, che ogni bellezza richiede, è stata scelta perché è lei. Si riconoscono, si amano, e sanno che presto o tardi lo negheranno.
In un posto dove la maggior parte di noi sceglie di sostituire, come pezzi di puzzle intercambiabili, Eleonora e Chirú lo sanno che ogni addio porta con sé un vuoto da portarsi dietro. Le cose, e non le persone, si possono sostituire.
Con uno stile elegante, preciso e semplice, Michela Murgia ci racconta una storia privata, che tuttavia legge, l’unicità di ogni rapporto vissuto davvero.