Vincitore del Premio Strega 2017 e dopo tre anni nel mio personale limbo dei libri da leggere, Le otto montagne rientra a pieno titolo nella lista dei migliori romanzi contemporanei che ho letto negli ultimi anni.
Una storia che racconta senza dubbio l’amore per la montagna, un passione familiare che ogni personaggio del romanzo vive a modo proprio e che unisce, divide e ricongiunge di nuovo il nucleo familiare.
Le otto montagne racconta anche di un’amicizia, anzi di due perché è un’amicizia tramandata di generazione in generazione, di padre in figlio così come si trasmettono geneticamente aspetti fisici o caratteriali.
La montagna è il perno attorno cui ruotano le vicende di Berio, Bruno e degli altri personaggi. Anche quando si allontanano da Grana, luogo in cui è principalmente ambientato il racconto, c’è sempre un’altra montagna a contornare la storia.
Oltre la montagna, nulla. Gli avvenimenti che accadono in città restano grigi, superficiali e di poco conto. Tutto è teso verso l’alto.
Oltre al racconto dell’amicizia tra i due ragazzi, al rapporto che entrambi i giovi hanno con il proprio padre, due grandi figure, le madri, si impongono silenziose e si ergono a custodi delle relazioni e di se stesse, della propria integrità, del proprio modo di essere donna in un mondo di uomini.
In Le otto montagne la scrittura è fluida, i dialoghi convincenti e intensi quanto il silenzio che è palpabile quanto quello che troviamo passeggiando da soli in un bosco, quanto quello che rimbomba nelle nostre orecchie mentre percorriamo le otto montagne di cui è fatta la nostra vita.