Recensione di Emanuela Pugliese.
L’estate è trascorsa da poco. Si è portata via il sole, il mare, il vento leggero e… Un amore.
Un amore bello, intenso e tormentato; un amore che è, contemporaneamente, una travolgente passione, un groviglio di pensieri e sensazioni contrastanti. Ed ecco che il più nobile dei sentimenti si trasforma in un titolo per un romanzo del Novecento italiano: è il romanzo di Dino Buzzati, geniale e straordinario autore del Deserto dei tartari, libro che tutti conosciamo e che, sommariamente, abbiamo studiato in quinta liceo.
Antonio è un uomo sulla cinquantina, un professionista, un uomo apparentemente forte, che non può e non deve mostrare segni di cedimento, specie quando si tratta di sentimenti. Nonostante sia sfiduciato, disilluso dalla vita, Antonio è ancora capace di provare emozioni molto forti. Ce lo dimostra lo stile teso e incalzante del romanzo che non vi farà prendere fiato, frenetico, al tempo stesso, per la costruzione paratattica dei periodi. È uno stile che riflette molto bene lo stato d’animo del protagonista, sempre inquieto e ossessionato dalla giovane Laide.
E poi c’è l’eros, un eros elegante, mai volgare che penetra nelle ossa e nella carne. L’amore, dunque, in senso lato; l’amore come è e come dovrebbe essere.
Il romanzo di Buzzati lo si ama per la spontaneità, per l’irriverenza e l’irruenza, per la frenesia del racconto e il succedersi degli avvenimenti. Lo stesso autore affermò con slancio, all’uscita del libro nel 1963, – alludendo, molto probabilmente, a un’esperienza personale quando, nel marzo del 1959, lo scrittore bellunese conobbe una donna a Saint Moriz che gli fece perdere la testa.
Da quel momento, l’amore divenne un sentimento nuovo, non facile e formale, ma sfuggente e labile, proprio come la donna amata:
Solo alcuni sanno cosa sia l’amore. Se no, ce ne accorgeremmo. Quando arrivano queste cose, uno non può controllarsi, e l’amore si rivela, si manifesta. Non dico che non ce ne siano, di amori, ma sono pochi. Se uno ama una donna, è logico che voglia vincere a tutti i costi, magari mentendosi come fa Antonio Dorigo.
C’è nel continuo rincorrere e rincorrersi tra Antonio e Laide tutta la vita di Milano:
E intorno, sotto la pioggia, ancora immobile, la grande città che fra poco si sveglierà cominciando ad ansimare a lottare a contorcersi a galoppare su e giù paurosamente, per fare, disfare, vendere, guadagnare, impossessarsi, dominare, per una infinità di voglie e accanimenti misteriosi, di cose meschine e grandi, lavoro, sacrifici e afflizioni infiniti, e impeti, e volontà che rompono, muscoli e scatti mentali, possessione e dominio, avanti, avanti!
Una Milano enigmatica ed elegante; non quella che viene descritta solitamente e che conosciamo molto bene, bensì quella dei vicoli e degli anfratti bui delle case d’appuntamento, dei teatri, dei ciottoli e dei lampioni. Una Milano misteriosa e affascinante. Tutta da scoprire.
Buzzati offre, talvolta, interessanti spunti di riflessione sulla società perbenista e borghese, tipica di alcuni quartieri di Milano, sulle differenze di genere e sui luoghi comuni dei comportamenti tra uomo e donna che, al di là di ogni forma di bigottismo, risultano sempre attuali anche per noi, abitanti del pianeta del XXI secolo. Una storia, un libro, uno stile e uno scrittore che sono una garanzia.
Un amore vi catturerà, vi legherà, vi disarmerà.