Di Simona Comi.
Inutile a dirsi, Londra ha visto scorrere moltissima letteratura tra le sue strade e nelle acque del torbido Tamigi.
La mia vacanza londinese è stata all’insegna della sfiga letteraria, non sono mai riuscita ad arrivare nel posto giusto al momento giusto e tutti i luoghi “di culto” annotati sul mio gramma-taccuino in pre-partenza sono rimasti segnati come “ancora da vedere”.
Ad ogni modo, Londra è letteraria per sua natura e passeggiando per i suoi grandi marciapiedi intervallati da rosse e maleodoranti cabine telefoniche, mi sono sentita un po’ Sherlock Holmes (o meglio Conan Doyle) quando aprivo la cartina per capire perché sembrava tutto così vicino ma poi non lo era affatto, molto Agatha Christie ogni volta che avrei ucciso il mio ragazzo perché pretendeva di conoscere lui la strada (ma soprattutto quando poi si rivelava avesse ragione) e moltissimo Shakespeare per le mie piazzate melodrammatiche che seguivano.
La mia Londra letteraria e culturale perciò è stata fatta di bookshop, cartelloni pubblicitari, teatri, British Museum, tè, colazioni e scatti rubati.